Proroga spesometro, unico invio il 28 febbraio 2019

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Proroga dello spesometro con invio unico per i dati delle fatture del primo e del secondo semestre 2018: nel decreto dignità il termine dovrebbe essere fissato per tutti al 28 febbraio 2019.

Scadenza unica per lo spesometro 2018, con proroga al 28 febbraio 2019 dei dati delle fatture del primo semestre dell’anno.

La proroga dello spesometro, alternativa all’abolizione, rientra tra le misure previste dall’ultima bozza di Decreto Dignità, il provvedimento del Ministro del Lavoro e del MISE Luigi di Maio che dovrebbe essere discusso e approvato durante il Consiglio dei Ministri del 2 luglio 2018.

Abolizione spesometro, split payment, studi di settore e redditometro: sono queste le misure annunciate – e che vanno ad aggiungersi alle novità in materia di lavoro – per le quali bisognerà fare i conti con il nodo delle coperture.

Secondo alcune indiscrezioni, dal Ministro dell’Economia Tria sarebbe arrivato lo stop ad alcune delle novità previste dal Decreto Dignità, tra le quali per l’appunto lo spesometro.

Non vi sarà l’abolizione della comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute, ma l’invio sarà oggetto di proroga al 28 febbraio 2019, termine che riguarderà sia l’invio dei dati delle fatture del primo che del secondo semestre 2018. Lo si apprende da un lancio dell’Agenzia Ansa, che ha avuto modo di visionare la bozza di cui si sta discutendo in queste ore.

Possibile proroga spesometro al 28 febbraio 2019 nel Decreto Dignità

Tra le novità che il Ministro Luigi Di Maio porterà al tavolo del Consiglio dei Ministri con il Decreto Dignità, il capitolo fiscale è quello sicuramente più atteso.

Di annunci e promesse, negli scorsi mesi, ne sono stati fatti molti ma pare che la semplificazione immediata degli adempimenti fiscali per partite IVA e imprese dovrà attendere.

Per quanto riguarda lo spesometro, adempimento introdotto con il fine di contrastare l’evasione IVA, l’idea che va diffondendosi è che per la sua abolizione sarà necessario attendere al 2019, quanto l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica farà venir meno l’obbligo di comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute.

Il Decreto Dignità potrebbe, tuttavia, introdurre una proroga della scadenza dello spesometro del primo semestre (o 2° trimestre), fissata attualmente al 1° ottobre 2018 (il 30 settembre, scadenza naturale, cade di domenica).

Quella che va man mano avanzando è l’ipotesi che la scadenza venga di fatto rinviata al 28 febbraio 2019, allineando quindi il termine per la trasmissione dei dati sia del primo che del secondo semestre dell’anno.

Non c’è soltanto lo spesometro tra le novità fiscali previste dal Decreto Dignità e accanto alla proroga della comunicazione dati delle fatture (alternativa meno costosa dell’abolizione), è stata più volte annunciata sia l’abolizione dello split payment che degli studi di settore e del redditometro.

In merito allo split payment, l’ipotesi che avanza è che i soggetti interessati alla novità siano soltanto i liberi professionisti, sui quali il meccanismo che prevede il versamento dell’IVA direttamente allo Stato comporta (accanto all’applicazione della ritenuta Irpef del 20%) un reale problema di liquidità.

Abbastanza difficile è, ad oggi, ipotizzare che l’abolizione dello split payment sia estesa ad ulteriori categorie. Il meccanismo di fatturazione ha portato ad un notevole aumento delle entrate in materia di IVA e il costo della misura sarebbe tutt’altro che contenuto.

Ulteriori novità potrebbero riguardare i tempi dei rimborsi IVA, nonché la definitiva abolizione del redditometro, strumento di accertamento ormai in disuso.

Decreto Dignità, svuotato il “capitolo lavoro”: resta solo mini-stretta ai contratti a termine

Rispetto alle bozze di decreto circolate nelle scorse settimane, a perdere pezzi non è soltanto l’insieme di misure fiscali ma anche le novità in materia di lavoro previste dal Decreto Dignità.

Se inizialmente si era parlato dell’introduzione di un limite ai contratti di somministrazione a tempo indeterminato, delle tutele per i lavoratori della gig economy e della reintroduzione dei voucher per l’agricoltura, ad oggi è confermata soltanto la mini-stretta ai contratti a tempo determinato.

Col fine ultimo di contrastare il precariato, il numero di rinnovi per i contratti a termine potrebbero scendere da 5 a 4, sempre nel limite di 36 mesi di durata massima consentita. Saranno reintrodotte le causali ed inoltre il costo per ogni rinnovo successivo al secondo aumenterà dello 0,5% e si allungherà a 270 giorni il termine per l’impugnazione dei contratti a tempo determinato.

Fonte: Informazione Fiscale

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